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Il Grande Fratello non è un programma televisivo

Il Grande Fratello non è un programma televisivo
  • PubblicatoSettembre 7, 2023
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“1984” è un romanzo di fantapolitica, pubblicato nel 1949 dallo scrittore inglese George Orwell, che descrive una società distopica, col mondo in uno stato di guerra perpetua.

La Gran Bretagna è una provincia del super stato Oceania ed è guidata dal Grande Fratello, un dittatore sostenuto dal Partito che promuove un intenso culto della personalità. La sua descrizione fisica ricorda sia Stalin che Hitler. Il Partito controlla ossessivamente ogni aspetto della vita dei cittadini, e in questo un ruolo fondamentale è svolto dalla televisione. Questa è presente in ogni casa, deve rimanere costantemente accesa e funge anche da telecamera, spiando il comportamento delle persone. Proprio come nel reality televisivo che dal romanzo mutua il nome, in cui le telecamere sono costantemente puntate sui partecipanti.

Come se non bastasse, la storia viene costantemente revisionata e modificata secondo gli ordini del Partito.

Il meccanismo principale è il bispensiero, che consente di ritenere vero un qualunque concetto e il suo opposto a seconda della volontà del Partito, dimenticando nel medesimo istante il cambio e perfino l’atto stesso del dimenticare.

Il protagonista Winston Smith è un impiegato del ministero incaricato di queste modifiche: non deve pensare, ma soltanto eseguire gli ordini. Quando si trova casualmente davanti la prova della manipolazione della verità, le sue certezze vengono meno. Comincia a tenere un diario, inoltre s’innamora di una collega: altra cosa proibita, è ammessa solo la procreazione. Non finirà bene.

Orwell, socialista libertario, mal digeriva l’oppressione e il culto della personalità nell’Unione Sovietica staliniana. Come già il romanzo precedente “La fattoria degli animali”, “1984” è un forte atto di accusa contro la pretesa dei dittatori di voler piegare la realtà e le persone al proprio volere.

Quello che continua a rendere il romanzo tuttora attuale, è l’atto di accusa contro l’invasività della televisione.

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