Lazarus, l’ultimo capolavoro di Bowie rivive con Manuel Agnelli

Ieri sera, 28 maggio, si è alzato il sipario sulla prima milanese di Lazarus al Teatro Arcimboldi. Quello che è andato in scena non è stato semplicemente uno spettacolo, ma un’esperienza che trascende i confini tra musica, teatro e arte visiva.
Il testamento artistico di David Bowie ha trovato nella regia di Valter Malosti e nell’interpretazione di Manuel Agnelli una dimensione nuova, profondamente italiana ma rispettosa dell’universalità del messaggio bowiano.
Sin dai primi minuti, lo spettacolo si rivela ipnotico. Il palco rotante del TAM diventa un universo in continuo movimento, specchio perfetto della mente frammentata di Newton, l’alieno prigioniero sulla Terra che Manuel Agnelli interpreta con una intensità magnetica. L’allestimento scenografico, trasforma il teatro in un appartamento visionario dove le installazioni video creano un dialogo costante tra realtà e allucinazione.
L’orchestra, disposta ai lati del palco, offre arrangiamenti che rispettano l’essenza dei brani originali donando loro una sorprendente freschezza, e gli inediti scritti da Bowie per questo lavoro si rivelano gioielli che completano il mosaico emotivo dell’opera.
Agnelli non imita Bowie, lo onora. La sua interpretazione di “Heroes” e “The Man who sold the World” rimane autenticamente sua. Accanto a lui, Casadilego magnifica in “Life on Mars”, mentre Michela Lucenti aggiunge una dimensione coreografica che amplifica il linguaggio dello spettacolo.
Malosti crea un’impalcatura onirica dove le immagini e i suoni si rincorrono freneticamente, restituendo atmosfere sospese tra morte e vita. Il risultato è uno spettacolo che parla al cuore prima che alla mente, che coinvolge prima di far riflettere, che ammalia attraverso la forza pura dell’arte quando si fa veicolo di emozioni universali.
Emozionante e toccante la dedica letta da Michela Lucenti, a nome di tutto il cast, per le vittime di femminicidio e culminata in un minuto di applausi anziché di silenzio.
Lazarus è “teatro totale” dove ogni elemento converge verso un’esperienza che trasforma. Un dono di Bowie che trova nella versione italiana nuova, preziosa vita.
Meritatissima l’ovazione finale.