La speranza. Un diritto e un dovere per la conservazione della specie
Cosa stringe l’essere umano tra le sue più preziose conquiste millenarie? Quale il vanto maggiore di cui può lodarsi per aver toccato risultati inimmaginabili? Di così tante faticose scoperte, innumerevoli obiettivi raggiunti, nuovi scenari sbocciati da traguardi che sembravano imponderabili, cosa possiede l’uomo di realmente inestimabile? La determinazione, la mente arguta, la capacità esplorativa, lo sguardo ricercatore: sono quanto di più straordinario ci caratterizza e inorgoglisce. Eppure, tutto questo bagaglio – frutto di una lunga evoluzione culturale – non potrà condurci molto lontano. Non garantisce il protrarsi della vita umana.
Dopo esser finalmente divenuti i detentori del potere della tecnica e della scienza, cosa ci resta? Con il possesso delle armi più potenti, in grado di indurre il pianeta verso una necrosi irreversibile, cosa potrà ancora farci credere in un futuro possibile? A conservare l’esperienza della vita sulla Terra non è nulla di sintetizzabile in laboratorio, né di indagabile mediante formule matematiche o intuizioni metafisiche. L’uomo possiede una forza atavica potentissima che gli ha permesso di giungere sin qui e guadagnarsi quanto ottenuto. Una forza che prende il nome di speranza.
Dietro di noi, c’è chi ha tracciato un percorso finalizzato alla nostra conservazione, unendo il potere della conoscenza con il rispetto per il luogo che abitiamo. Un binomio inderogabile e non negoziabile. Non dimenticando che “senza speranza tutto è perduto”: questo il mantra di un’anima sensibile come quella di Jane Goodall. La celebre etologa britannica ha vissuto una vita intera mostrandoci – con il cuore colmo di speranza – la concreta possibilità di recupero del nostro pianeta e della vita su di esso da parte di un ospite aggressivo ed egoista come l’essere umano.
A partire da una rivalutazione sostanziale del concetto di umanità – di fronte all’inequivocabile esistenza di una complessa vita emotiva e sociale di alcuni animali (gli scimpanzé) – Jane Goodall ha gettato le basi per rimodulare il rapporto esistente tra uomo e natura. Serve consapevolezza e un corretto approccio nello stilare il quantitativo di potenzialità distruttive che l’uomo oggi è in grado di disporre. Sembrerebbe non esserci tregua alla tempesta scatenata dall’insaziabile sete di potere e di sfruttamento da parte dell’uomo.
Da qui l’appello per una massima protezione della speranza. Per Jane Goodall deve restare un faro sempre acceso: è essenziale per navigare nel mondo senza paura e nel diritto di progettare il proprio futuro. Un diritto che mostra anche la faccia responsabile di un dovere: preservare Madre Natura per consegnarla nella forma più dignitosa possibile a tutti coloro che verranno dopo di noi.
