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Una finale vista sul fronte opposto

Una finale vista sul fronte opposto
  • PubblicatoGiugno 11, 2023
Tempo di lettura: 2 minuti.

Un momento molto delicato per ogni expat che si rispetti è quando un evento sportivo mette in rotta di collisione la nuova casa con quella precedente.

Succede spesso con la nazionale di calcio (vedi 2021 e 2006), ma capita anche con le squadre di club. La finale di Champions League 2023 fra Manchester City e Inter verrà aggiunta a questa lista speciale.
Già perché per un interista che vive nello Yorkshire questa partita presentava non pochi rischi. Pur facendo parte di un’altra regione Manchester comunque ha un rapporto speciale con lo Yorkshire. Geograficamente è molto vicina e de facto ne è il principale aeroporto di accesso.

Tale connessione si manifesta anche nella sfera calcistica con le due squadre di Manchester particolarmente seguite in zona. Guardare questa finale qui per un interista rischiava di essere un’esperienza traumatica ben al di là del risultato.
Alla fine, al netto dell’esito, è andata meglio del previsto. Già perché se in Italia la rivalità calcistica ha portato molti tifosi (in particolare juventini e milanisti) a tifare per i ragazzi di Guardiola, anche qui il “dovere patriottico” di tifare per un club nazionale è stato rapidamente messo sotto la suola delle scarpe. Tifosi di Manchester United, Liverpool o anche Arsenal hanno preferito tifare per Lautaro e compagni, terrorizzati dall’idea che il City potesse fare il triplete.

Nei giorni precedenti la partita al lavoro è stato un pellegrinaggio di colleghi che mi confidavano la loro speranza in un miracolo interista (“hai voglia a sperare”, pensavo io). Sabato mattina,  prima della consueta partita di calcio fra amici, un tifoso della Liverpool ha dichiarato che mi avrebbe regalato una nuova maglietta dell’Inter in caso di vittoria nerazzurra (pazienza, continuerò a giocare con la vecchia).
Anche al pub, malgrado una cospicua presenza di tifosi dei citiens, le imprecazioni alla traversa di Di Marco e all’errore di Lukaku sono arrivate da un numero ragguardevole di persone. E la maggior parte non era di madrelingua italiana.

Sulla partita in sé non c’è nulla che io possa aggiungere. Però ieri sera questo angolo di Yorkshire è sembrato essere meno lontano da Milano di quanto si potesse inizialmente pensare.
“AMALA” dunque, anche da quassù.

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