“Labirinti: Funzione e destrezza soggettiva tra scontato e cogito” di Rosario Rito, un racconto di resilienza e identità nella sfida alla disabilità

L’associazione “Lo specchio dell’Arte” di Manuela Montemezzani è lieta di promuovere “Labirinti: Funzione e destrezza soggettiva tra scontato e cogito” di Rosario Rito, un’opera intensa e autentica, capace di illuminare il percorso di chi vive la disabilità come parte integrante del proprio essere.
Nato a Vibo Valentia nel 1958 e affetto sin dall’infanzia da paresi spastica, Rosario Rito ha sempre considerato la scrittura un ponte tra sé e il mondo, un modo per esprimere la propria voce e raccontare le proprie battaglie interiori. Dopo aver pubblicato diverse raccolte poetiche e testi teatrali – tra cui “Fratello”, “Momenti” e “Sete di uguaglianza” – Rito ha realizzato “Labirinti: Funzione e destrezza soggettiva tra scontato e cogito”, un’opera che fonde memoria, filosofia e confessione autobiografica.
In questo libro, l’autore accompagna il lettore in un itinerario che parte dai tempi antichi – quando i bambini “diversi” venivano rifiutati senza esitazione – per arrivare a un presente ancora segnato da ostacoli e incomprensioni. Attraverso notizie storiche, riflessioni e testimonianze, Rito intreccia la propria esperienza di vita con la dimensione collettiva, dando voce a un tema spesso frainteso o taciuto: la disabilità come sfida e come risorsa.
«La mia disabilità non mi definisce, ma è parte di ciò che sono. Ho imparato a vederla come una caratteristica, non come un limite», afferma l’autore, invitando il lettore a calarsi nei suoi pensieri più intimi e a comprendere il valore dell’accettazione e della resilienza.
Lo stile di Rito alterna momenti lirici e analitici, in un crescendo emotivo che culmina in una confessione a cuore aperto: un invito a superare i pregiudizi e a riconoscere la forza interiore di ogni individuo, nella consapevolezza che l’inclusione è un traguardo ancora da raggiungere. Con parole semplici e sincere, l’autore porta alla luce la necessità di vedere la disabilità non come un ostacolo, ma come un tratto di unicità che arricchisce la comunità.