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Finalmente a Milano l’immaginario iperrealista di Ron Mueck

Finalmente a Milano l’immaginario iperrealista di Ron Mueck
  • PubblicatoGennaio 15, 2024
Tempo di lettura: 2 minuti.

Preparatevi per entrare nell’immaginario e nel sogno di uno dei più particolari artisti contemporanei. Ron Mueck dà letteralmente corpo alle proprie emozioni creando sculture dal realismo stupefacente tranne che in un dettaglio: le dimensioni.

La mostra allestita alla Triennale di Milano, in collaborazione con la fondazione Cartier, è la prima occasione italiana di vedere una selezione delle opere dell’artista australiano. L’esposizione è accompagnata da due filmati del regista e fotografo Gautier Deblonde, che entra nello studio di Mueck e registra la meticolosità e la costanza del suo lavoro nello studio sull’isola inglese di Wight.

Nella mostra sono presenti sia opere monumentali come ”Mass” e “In Bed”, ma anche opere molto piccole come “Baby”. La selezione, benché limitata rispetto alle oltre 40 opere create ad oggi dall’artista, sono un estratto importante per cogliere l’impatto del suo immaginario: una realtà deformata nelle sue dimensioni proprio per trasmettere l’emozione nell’incontrare il soggetto. Lo spettatore posto di fronte all’opera è così interrogato su temi come la pietà, la paura e la tenerezza, senza retorica e senza riferimenti all’attualità fugace. Così lo spaventoso o il massiccio può diventare gigantesco e il piccolo invece piccolissimo, oppure viceversa. Ciò che resta costante è il nostro punto di vista in relazione a ciò che un trio di cani, per esempio, può rappresentare. Cosa coglieremo prima: il timore o la possanza degli esemplari?

Ron Mueck, lontano dallo stereotipo dell’artista contemporaneo come un pensatore astratto che minimizza il suo intervento sulle opere, è invece un attento artigiano che utilizza tutte le tecniche disponibili per creare animali e personaggi che ci farebbero dire in modo michelangiolesco: «Perché non parli?». La mostra è visitabile fino al 10 marzo, ma è consigliabile la visita in settimana per evitare l’attesa all’ingresso, che se pur breve, conferma da quanto questo artista fosse atteso anche da noi.

Foto: S. Ghilardi, “In Bed” di Ron Mueck, 2005, dettaglio.

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