Il jazz senza filtri di Karima. Al Blue Note le fulgide note del suo nuovo album
Tempo di lettura: 2 minuti. Rapiti, trasognati, sedotti dalla voce limpida e suadente di Karima. Al Blue Note si esce così, travolti da un uragano di passione e di trascinante
Rapiti, trasognati, sedotti dalla voce limpida e suadente di Karima. Al Blue Note si esce così, travolti da un uragano di passione e di trascinante finezza emotiva. Ascoltare una cantante in piena fioritura e in perfetta consapevolezza, come Karima, riempie il cuore. Ci ricopre di brividi il contatto col suo canto, a metà tra il pop e il jazz, che richiama le più stravolgenti note di autori inestinguibili come Michael Jackson, Stevie Wonder e Burt Bacharach. Karima canta senza fermarsi se non per farci comprendere la natura delle sue proposte, la sorgente da cui sgorga un’infinito desiderio di raccontarsi in melodie che si congegnano tra vissuto, amori e desideri.
Prende coraggio e torna, dopo sei anni, a un pubblico che la attendeva con trepidazione perché interpretasse le nuove canzoni del suo repertorio. Il viaggio con il suo ultimo lavoro discografico “No Filter” è appena iniziato e ce lo presenta con una spontaneità disarmante condividendo incertezze, dubbi e il timore di non centrare il bersaglio commerciale. Ma Karima corre dritta per la sua strada, non importa se illuminata o piena di curve. Si muove secondo istinto e amore per quella bambina che a soli sei anni si avvicinava al mondo del jazz innamorandosene perdutamente. Fedelissima ai suoi primi passi, ci consegna l’autentica Karima.
I jazz club – confessa – sono il suo habitat, il nido dove poter nascere e volare per ripossedere quel centro di gravità che la fa sentire in pace con se stessa e con gli altri. Questa sensazione trasmigra al pubblico che non può che accogliere la sua integrale nudità artistica. Ci fa sentire a casa, avvolti da una sofisticata leggerezza, aperti a una libera commozione. Così, da una spregiudicata determinazione e dal forte sostegno della sua band, nascono i meravigliosi arrangiamenti di “Love of My Life” dei Queen, “Walk on the Wild Side” di Lou Reed e “The Scientist” dei Coldplay. Questi brani sono solo alcune estatiche rappresentazioni che valgono come piano terapeutico per l’anima, per tutte le età.